Audizione sul decreto spalma incentivi presso le Commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato: le associazioni ambientaliste contro l'eolico presentano un documento congiunto
Italia Nostra - Amici della Terra - Lipu - Mountain Wilderness - ALTURA - Movimento Azzurro - Comitato per la Bellezza - Comitato Nazionale del Paesaggio - Associazione Italiana per la Wilderness
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On. Massimo Mucchetti
Presidente della X Commissione del Senato.
On. Giuseppe Francesco Maria Marinello
Presidente della XIII Commissione del Senato.
Decreto "spalmaincentivi": un primo passo ancora insufficiente per correggere le speculazioni
Con il decreto legge 91 del 24 giugno sulla competitività, il Governo interviene per diminuire la spesa annua per gli incentivi agli impianti di fonti rinnovabili elettriche industriali, diluendola su un arco di tempo di 24 anni anziché 20. Il Governo, per il momento, ha scelto il settore fotovoltaico che costa, esso solo, 6,7 miliardi all'anno alle bollette degli italiani. Non si penalizzano i pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni o delle fabbriche, ma le scandalose rendite pubbliche garantite alle distese di fotovoltaico speculativo sui campi, di potenza superiore ai 200 kW, ovvero, come ha chiarito la Ministra Guidi, il 60 % degli incentivi concentrati nelle mani del 4% degli “investitori”. Tutti impianti industriali, sorti senza criterio alcuno se non quello di accaparrarsi gli incentivi. Oltre tutto, deserti da operai.
Il provvedimento era atteso da almeno un paio d’anni ma la sua emanazione è stata sempre ritardata dalla fortissima pressione esercitata dalle associazioni che rappresentano il suddetto 4% di “investitori” che, ovviamente, non intende mollare il 60% dei 6,7 miliardi annui. L’intervento governativo, dunque, è coraggioso ma non più rinviabile a fronte dei dati confermati anche quest’anno dalla relazione dell'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas (AEEG) : viene confermata la previsione che il tetto di spesa per incentivi annui di 12,5 miliardi, previsto per il 2020, verrà toccato già quest'anno; si ribadisce che l'aumento del prezzo delle bollette elettriche, nonostante l'aumento dell'offerta di energia elettrica da fonti rinnovabili, è imputabile agli "oneri parafiscali", cioè, per la massima parte, agli incentivi alle rinnovabili stesse. Ma soprattutto apprendiamo che la presenza di tanti impianti non programmabili, oltre a stravolgere il mercato all'ingrosso dell'energia elettrica, provoca problemi di dispacciamento e di gestione delle reti, "a rischio di nuove inefficienze e di possibili criticità per la stessa sicurezza del sistema".
Un bollettino di guerra, dunque. Era perciò necessario intervenire per salvare il salvabile.
Noi siamo critici sul provvedimento: pensiamo che sia insufficiente in termini quantitativi (il Governo prevede ottimisticamente risparmi annui nell'ordine delle centinaia di milioni, che saranno presto annullati dal nuovo capacity payment reso necessario per sussidiare gli impianti a combustibile fossile improduttivi ma necessari a fornire un back up ai troppi impianti FER non programmabili); è stranamente limitato al fotovoltaico, mentre tutti sappiamo che le rendite assicurate all’eolico sono anch’esse spropositate, concentrate nelle mani di pochi beneficiari e, a seguire le cronache giudiziarie, monopolizzate dalla criminalità organizzata in molte aree del paese.
Siamo convinti che lo strumento più efficace e più equo da adottare sia la tassazione alla fonte di queste enormi rendite. Il gettito fiscale conseguente (di un ordine di grandezza superiore a quello previsto dal "decreto spalma-rinnovabili", che è una semplice puntura di spillo per la grande speculazione) dovrebbe essere utilizzato per finanziare l' efficientamento energetico del Paese, la riduzione degli sprechi (in Italia si perde annualmente sulle reti elettriche una quantità di energia equivalente a quella prodotta da tutti i 20 GW - ed oltre - di potenza fotovoltaica ed eolica installata a costi sanguinosi negli ultimi anni), il telelavoro, i trasporti pubblici, il mini geotermico, la produzione di "energia verde" nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, in quello dei trasporti e così via.
I risultati in termini di risparmio e di efficienza sarebbero enormi, ma ancora maggiore sarebbero quelli che si potrebbero ottenere se i nostri ricercatori venissero messi nelle condizioni di studiare metodi veramente alternativi all'uso dei combustibili fossili e per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
Tuttavia è importante che il Governo e il Parlamento con questo provvedimento, per la prima volta, riconoscano almeno la gigantesca speculazione che è stata operata strumentalizzando l’ambiente che invece è stato gravemente danneggiato, nella gran parte dei casi. Sono stati impegnati, solo per gli incentivi agli impianti di FER elettriche realizzati soprattutto negli ultimi 5-6 anni, quasi 230 miliardi, euro più euro meno, che già stiamo pagando e che dovrà pagare la prossima generazione: il 15% del PIL italiano corrente per produrre - forse - il 20% del fabbisogno elettrico nazionale. Per tutto il resto invece si lesina; ad esempio, per la manutenzione in grado di garantire la produzione di energia pulita dagli impianti storici ad energia rinnovabile (in particolare le grandi dighe, da tempo ammortizzate e perciò prive di incentivi). Altri miliardi dovranno essere pagati ogni anno per i servizi di dispacciamento, di accumulazione, per nuove reti e per il capacity payment che, nel lungo periodo, dovrà essere un multiplo di quelle centinaia di milioni previsti e che presto si dovranno pagare, ogni anno, da qui al 2017.
Ora domandiamo: il Ministero dello Sviluppo Economico vuole davvero organizzare altre aste per i prossimi anni, distribuendo nuovi incentivi alle altre rinnovabili elettriche intermittenti con una mano mentre con l'altra prova disperatamente a tagliare quelli già in essere?
E soprattutto: il Governo italiano vuole veramente fissare volontariamente nuovi e sempre maggiori obiettivi vincolanti nel rapporto tra energia da FER e consumi per il 2030, fornendo così la scusa alla grande speculazione nazionale ed internazionale per pretendere altri, enormi sussidi "perchè ce lo chiede l'Europa"?
Roma, 1 Luglio 2014
Condividono il presente documento le seguenti associazioni nazionali:
Italia Nostra - Presidente nazionale Marco Parini
Amici della Terra - Presidente Rosa Filippini
Lipu - Direttore Danilo Selvaggi
Mountain Wilderness - Presidente Carlo Alberto Pinelli
ALTURA - Gen. Stefano Allavena
Movimento Azzurro - Segretario Dante Fasciolo
Comitato per la Bellezza - Vittorio Emiliani
Comitato Nazionale del Paesaggio - Gianluigi Ciamarra
Associazione Italiana per la Wilderness - Presidente Bruno La Pietra