Miracolo ad Acerra

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I PRIMI TRE ANNI DELL’INCENERITORE

di Vito Iaboni

L’incenerimento dei rifiuti, oppure il suo neologismo termovalorizzazione, è sempre stato considerato qualcosa di diverso rispetto alle altre forme di gestione dei rifiuti urbani.
Negli ultimi trent’anni la sua evoluzione tecnologica è stata quasi esclusivamente finalizzata alla minimizzazione delle emissioni di inquinanti atmosferici con risultati sorprendenti.
In Italia la contestazione degli impianti di incenerimento si è radicata, anche perché le autorità competenti non sono riuscite ad essere altrettanto convincenti come quelle di altri paesi in cui si sono verificati episodi di accettazione sociale.

Ritratto di inceneritore

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DESCRIZIONE E FUNZIONAMENTO DELL'IMPIANTO DI ACERRA

di Vito Iaboni

Non si devono neanche nominare, perché la legge li ha di fatto soppressi. Niente più “inceneritori”, dunque, solo sinonimi: “termovalorizzatori”. Perché basta il nome ad aizzare le folle, si tratti di gente comune o camorristi, vescovi e missionari, esperti “di movimento o mosche cocchiere “verdi”. Anche l’inceneritore di Acerra ha avuto pessima stampa: si è detto che è un pericolo pubblico, che avvelena, addirittura che è un ferrovecchio che non funziona. Vero? Falso? Vito Iaboni ha sottoposto l’impianto a un’analisi rigorosa e ora ne espone i risultati. Con alcune sorprese.

Funziona bene? Vietato ai minori

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INCENERITORE DI ACERRA

Usammo il titolo “Miracolo ad Acerra” due anni fa,  per testimoniare l’ottima  notizia che fra Napoli e Caserta, sui rifiuti, almeno una cosa finalmente funzionava. Oggi l’inceneritore continua a funzionare bene e, forse proprio per questo, “le donne del 29 agosto” e i “volontari per Francesco” chiedono alle scuole di non andare più a visitare l’impianto. Pubblichiamo una sintetica cronaca della protesta pubblicata dal quotidiano “Roma” e la replica documentata del gestore A2A. 

La mondezza di Pulcinella

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L’ITALIA ALLA CORTE UE PER I RIFIUTI DI NAPOLI

di S.A.

Per la seconda volta, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato adeguamento alle norme europee nella gestione dei rifiuti in Campania. L’ammontare delle sanzioni si basa sul numero di giorni intercorsi fra la prima condanna, nel marzo 2010, e il nuovo deferimento, con una sanzione forfettaria giornaliera massima di 21.067 Euro, pari a circa 25 milioni di Euro.